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Pubblicato su: Il Messaggero (edizione Pesaro)
Data: 23/10/2006
PESARO - Il senso dell'onore, l'integrità morale, il disprezzo per
gli imboscati, gli opportunisti e la “canaglia”. Sono i
tratti di un pesarese scomodo, ingiustamente
dimenticato, e che rivive oggi grazie al “Mulino” che ha
riscoperto un suo libro del '78, pubblicato da un
editore minore e anch'esso, ingiustamente, dimenticato.
Si chiamava Cristoforo Moscioni Negri, fu tenente degli
Alpini nella disastrosa campagna di Russia e poi
comandante partigiano (III battaglione, V brigata
Garibaldi). Linea Gotica, che uscirà in settimana,
racconta la Resistenza nell'entroterra pesarese. E lo fa
come nessuno l'ha mai raccontata. Forse anche per questo
Moscioni Negri, morto sei anni fa, è stato dimenticato
in fretta.
“Il Mulino” aveva già ripubblicato, l'anno scorso, un
altro libro di questo singolare personaggio (laureato in
Giurisprudenza, in Scienze politiche e in Medicina, tre
volte campione italiano di sci). Moscioni Negri era
stato il tenente di Mario Rigoni Stern, l'autore de Il
sergente nella neve. E I lunghi fucili fu il contributo
che il “tenente del sergente” diede alla tragica epopea
degli italiani in Russia. Ferito a Nikolajewka (medaglia
d'argento) e rientrato in Italia, dopo l'armistizio
organizzò la Resistenza nel Pesarese: quei ragazzi
giocavano a fare i banditi e a farsi massacrare,
«scendevano in basso per cercar da mangiare, prendevano
la merce nascosta dai commercianti nelle campagne,
estorcevano denaro... e si formava contro di loro un
odio feroce. Morivano fucilati o impiccati, derisi, ma
guardando lontano, parlando di un'Italia migliore... Per
questo io avevo chiesto di guidarli. Volevo dare a loro
la mia preparazione, la mia capacità di comando,
metterli in grado di combattere alla pari».
In Linea gotica ci sono la guerra partigiana e
l'affresco di un mondo contadino che non esiste più. C'è
l'amarezza, che continua e anzi s'accentua dopo la
liberazione. C'è, come scrive nell'introduzione Ugo
Berti Arnoaldi, «il disprezzo della prima linea per le
retrovie, per così dire, di cui allo stesso titolo sono
fatti oggetto i comandi italiani, quelli alleati, i
dirigenti antifascisti. E massimamente chi marca
visita». Al nemico, ai repubblichini della “Tagliamento”
di stanza a Urbino, Moscioni Negri può portare rispetto
perchè «da una parte e dall'altra dei ragazzi morivano
per i loro ideali». Ai vigliacchi e ai venduti no.